Un Weekend Essenziale a Parigi

Non ricordo nemmeno più l’ultima volta che sono stata a Parigi prima di questo weekend: è come se il Covid avesse bloccato il tempo e anche la memoria a volte, ma mi è bastato arrivare nel XVIIIème arrondissement, zona della mia giovinezza parigina e di fare un salto nel IIIème arrondissement, altro luogo culto delle mie scorribande parigine, perché tutto tornasse vivido nella memoria. Quei posti, quegli odori, quei colori erano ancora lì, bisognava solo ritrovarli per far riaffiorare tutto in un’emozione pazzesca.

L’occasione di tornare a Parigi è stata uno stage di danza sabar con la mia insegnante che vive e insegna nella Ville Lumière e che ogni anno organizza un Festival internazionale di sabar in cui arrivano ballerini, musicisti e tante persone come me con la voglia di imparare a “sentire” questa danza eccezionale.

E’ per questo che il weekend parigino è stato per me ESSENZIALE: mi sono portata solo una borsa a mano, con i miei bubù per ballare e poco altro, sono partita con il solo desiderio di ballare e di stare insieme alle persone che ho conosciuto durante questa meravigliosa avventura che è per me la danza sabar.

In pratica dal venerdì alla domenica non abbiamo fatto altro che ballare, ballare e ballare ad eccezione di qualche piccola pausa per mangiare, lavarci e tornare a vivere la danza: è stato anche il weekend della festa tradizionale senegalese della Tabaski ed è stata un’emozione fortissima viverla insieme a tante persone, molte delle quali provenienti proprio dal Senegal.

Mi è rimasto quindi solo un giorno da passare liberamente in città prima del mio volo serale di ritorno a Milano, e anche quello ho voluto dedicarlo all’Africa…l’Africa a Parigi.

Dopo aver portato in giro al mattino presto la mia amica Ana che non era mai stata a Parigi alla scoperta dei luoghi culto della città (la Tour Eiffel, Notre Dame de Paris, la Senna) mi sono spostata verso il III arrondissement per un pranzo africano in una delle sedi del ristorante BMK dove mi sono deliziata tra mafé senegalese, allocos e succo di zenzero e da lì sono andata alla ricerca di Marché Noir e del suo fondatore Amah Ayivi.

La sua storia per me è sempre stata d’ispirazione perché ha saputo muoversi in un contesto difficile di deterioramento del second hand africano proveniente dall’Europa (la cosiddetta “beneficienza”) riportando in Europa tesori che languivano nei mercati africani perché spesso difficili da vendere o perché in cattive condizioni o perché ad esempio capi invernali difficili da utilizzare in Africa.

Il suo lavoro di recupero del vintage europeo in Africa gli ha permesso di ridare a questi capi una terza vita riportandoli da dove arrivavano considerati come degli scarti, in ottime condizioni, salvandoli dalla discarica a cielo aperto e da un disastroso impatto ambientale.

Nel tempo il suo business si è ampliato con una produzione propria sostenibile, made in Africa, del suo marchio Marché Noir che include anche bubù e batakali ghanesi handmade personalizzati.

Ecco, per essenziale intendo anche questo: se avessi solo qualche ora a disposizione in una città che ami e dove sai che possono interessarti tante cose, a quali non rinunceresti? La risposta sarà inevitabilmente ciò che per voi è essenziale…

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