La mia prima volta a Istanbul (vintage incluso!)

Correva il terribile anno 2020 quando io e mia sorella decidiamo di farci un weekend a Istanbul: i noti fatti del 2020 erano alle porte e ci sono voluti ben tre anni prima che riuscissimo finalmente a fare questo viaggetto insieme.

Per entrambe era la prima volta, quindi ci siamo lanciate alla scoperta di questa città meravigliosa con stupore e curiosità, e ne siamo rimaste a dir poco affascinate.

In due giorni e mezzo abbiamo cercato di vedere il più possibile iniziando dal quartiere di Eminonou dove siamo andate a visitare la splendida Suleymaniye Cami (al contrario del Marocco in Turchia le moschee sono visitabili anche per i non musulmani seppur con il capo coperto e senza scarpe). Non lontano da questa meravigliosa moschea si trova il Nova Café dove abbiamo approfittato per una copiosa e deliziosa colazione turca (che fa anche da pranzo!) e per farci immortalare in abiti antichi con una splendida vista sul Bosforo!

A pochi passi si trova il Bazar egiziano, detto anche Bazar delle spezie, dove avremmo continuato a mangiare se non fosse che eravamo già decisamente sazie; ma alla vista di tutti quei dolci e venditori di tè e caffè turchi e di dolci zuccherosi di ogni tipo non abbiamo resistito e abbiamo fatto un assaggino!

(Ovviamente ci sono bastate poche ore per diventare addicted di caffè turco e tè turco!)

Da qui ci siamo spostate a piedi verso il famosissimo Gran Bazar, in un edificio storico meraviglioso, mercatino pulsante di Istanbul pieno di cianfrusaglie e ottime copie di brand di lusso ma dove se si fa attenzione si possono scovare anche interessantissimi negozietti di vintage turco e dell’Asia centrale da perdere la testa! I prezzi sono decisamente accessibili, soprattutto dopo divertenti conversazioni con i venditori a base di tè turco e lunghe negoziazioni! Qui si trovano anche tanti antiquari interessanti, e negozi di tessuti tradizionali meravigliosi, motivo per cui vi consiglio di non darlo per scontato ma di passarci il tempo necessario.

Nel pomeriggio ci siamo spostate verso Galata, quartiere molto vivace (forse il mio preferito) per una visita alla famosa Galata Tower da cui ammirare una splendida vista sulla città soprattutto al tramonto, ma anche perché questa è decisamente la zona del vintage di Istanbul!

Tra le stradine impervie i negozi di vintage si susseguono e molti di questi sono davvero interessanti.

Tra tutti vi cito Eleni Vintage, robivecchi pieno zeppo di cose in cui vale la pena prendersi del tempo a ravanare come se non ci fosse un domani; Rampada Vintage con una bella selezione vintage da uomo; Baston Vintage con ottima selezione di occhiali, gioielli e kimono vintage; Public Vintage 2 piani pieni di abiti e accessori selezionati con gusto (anche qui occhiali, borse e kimono top, ma anche i capispalla in pelle meritavano!); Underground Vintage negozio di street style anni 90 in stile londinese; Rima Vintage specializzato in occhiali da sole e da vista vintage; Grandma Vintage, con tante chicche davvero interessanti.

Ma il mio preferito si trova in una stradina perpendicolare alla via commerciale principale di Istanbul Istiklal Caddesi: si chiama By Retro e si trova in un enorme seminterrato pieno zeppo di vintage, in cui è facile perdersi per quanto è grande! Qui c’è semplicemente di tutto e per me è in assoluto il mio preferito!

Sempre sulla grande arteria commerciale e possibile veder sfrecciare l’antico tram rosso della città (e anche farci un giro se vi va!) ed è anche consigliato fare un salto da Koska per assaggiare il dolce turco per eccellenza (la baclava) e per fare un po’ di acquisti culinari (caffè e tè in primis ma anche dolci ovviamente!).

 Abbiamo concluso questa lunga giornata al ristorante Antiochia dove il piatto di meze turche ci ha dato grandissima soddisfazione!

Il secondo giorno invece lo abbiamo dedicato alle visite importanti nell’area di Sultanahmet: dopo una veloce colazione (non turca stavolta!) ci siamo dirette verso la famosa Moschea Blu (Sultanahmet Cami) davvero sontuosa e piena di fascino, soprattutto alla sera quando le sue cupole azzurre sono tutte illuminate. Da lì ci siamo poi dirette verso la mia moschea preferita, Hagia Sophia, per me un sogno che si è realizzato: è intensa ed emozionante come me l’aspettavo anche se ovviamente piena di turisti il che rovina un po’ l’atmosfera. Forse meno d’impatto dall’esterno rispetto alla Moschea Blu, ma all’interno è sicuramente una delle più potenti che abbia mai visitato.

Terza tappa della giornata, Cisterna Basilica, un’antica cisterna romana sotterranea dove i giochi di luce e le sculture esposte sul percorso rendono la visita decisamente più interessante.

Ultima fermata il Palazzo Topkapi, un tempo residenza del sultano ottomano e centro amministrativo dell’impero ottomano fino al 1856. Le stanze aperte al pubblico sono un vero museo di storia ottomana e vale decisamente una visita.

Una cosa che mi ha abbastanza colpita a Istanbul è che non ci sono ingressi contingentati, biglietti acquistabili online saltafila, per cui le ore in attesa di entrare in questi posti meravigliosi è spesso lunga ed estenuante. Per visitare questi quattro edifici ci abbiamo messo una giornata intera, con file spesso anche di un’ora.

Alla fine di questo tour de force ci meritavamo sicuramente la famosa pida (tipica pizza turca) di Bitlisli Sirkeci! Ma soprattutto ci siamo meritate un paio di ore di relax nel bellissimo bagno turco Cagaloglu Hamami dove ci siamo concesse trattamenti e massaggio per chiudere in bellezza il nostro soggiorno a Istanbul!

Ultima coccola: la cena con vista Moschea Blu illuminata da Hamdi.

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Bologna in un giorno: guida al vintage & co

Lo scorso gennaio, in occasione della mostra dedicata a Vivian Maier a Palazzo Pallavicini a Bologna, abbiamo approfittato dell’occasione per fare un giretto tra amici nella mia città del cuore, quella della mia giovinezza, in cui ho passato i più bei momenti del periodo universitario, appunto Bologna.

Personalmente era la terza mostra di Vivian Maier a cui partecipavo (dopo Nuoro e Milano) ma amo talmente tanto la sua storia, le sue opere e i tanti misteri intorno alla sua figura, che torno sempre a vederla con piacere.

E poi, ritrovando alcune delle mie amiche del cuore, si trattava di un’occasione d’oro per un giretto vintage in città!

Proprio di fronte a Palazzo Pallavicini c’è uno dei negozi di Humana Vintage dove abbiamo fatto un bel giretto e ognuna di noi ha trovato il suo tesoro tra le tante aree di questo bel negozio (io l’ho trovato nell’area Uomo, una giacca di pelle favolosa direttamente dagli anni 80!).

Alle spalle invece di Palazzo Pallavicini si trova Diorama Boutique un negozietto vintage super cute con una selezione ben curata e tanti capi handmade, anche accessori. Lo spazio è molto accogliente e anche qui abbiamo fatto qualche acquisto (io un abito verde petrolio anni 80, perfetto da abbinare con la giacca di pelle di Humana!).

Dopo una sosta allo storico Bar de Marchi per un buon aperitivo, ci ha raggiunte Elisa di Azul per andare a pranzo in uno dei ristoranti vegani più interessanti di Bologna: Botanica Lab. Il cibo era spaziale, davvero uno dei migliori ristoranti vegani mai provati e il dessert ancora più buono.

Elisa ci ha poi fatto da Cicerone in giro per Bologna, portandoci tra le stradine della città passando per Piazza Maggiore, la Torre degli Asinelli, Piazza Santo Stefano…insomma un tour guidato nei miei migliori ricordi con una guida d’eccezione bolognese doc!

Ma Elisa non si è limitata a portarci in giro per la città, raccontandoci un sacco di aneddoti: da brava inteditrice di vintage ci ha portato prima nella vivacissima via Rialto a trovare Giulia, fondatrice del negozio vintage Armadi con Vista con una selezione pazzesca, soprattutto di capi in pelle, davvero eccezionale (nessuna sorpresa visto che conoscevo già da tempo la selezione di Giulia e dopo esserci incontrate già a Milano in occasione di un Remira Market alcuni anni fa); poi dalla mitica Chiara di Reclectic Bazar dove sarei rimasta almeno un paio d’ore tra le chicche meravigliose del suo negozio davvero imperdibile.

Un treno pomeridiano ci aspettava per riportarci a Milano ma Bologna merita almeno un weekend per scoprire con calma tutti i suoi tesori nascosti (non solo vintage!).

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Estate 2023: un altro lungo giro del Marocco

La scorsa estate ho approfittato delle mie ferie estive per fare un bel giretto in Marocco: avevo tre settimane a disposizione e avevo voglia di tornare con calma in alcuni dei miei posti del cuore e di godermeli con più tempo anche se il Marocco in agosto è terrificante perché i posti di mare sono sempre super affollati ed è difficile trovare posto per dormire, in spiaggia, nei ristoranti…insomma esattamente come in tutti i bei posti di villeggiatura in alta stagione!

Ciononostante sono partita dalla mia amata Tétouan passandoci i primi giorni proprio per rilassarmi e staccare completamente da tutto. Come sapete amo la slow life di questa città ma devo ammettere che in pieno agosto non è poi così slow! Ne ho comunque approfittato per dormire tanto (qui dormo sempre meravigliosamente!), andare al mare nel tardo pomeriggio (quando le spiagge iniziano a svuotarsi), girovagare senza meta nella sua splendida medina bianca e coccolarmi nel mio hammam preferito, il Torgan.

Dopo essermi completamente rifocillata a Tétouan ho iniziato il mio mini tour marocchino da Tangeri, dove mi sono fermata solo due giorni, approfittandone per fare un po’ di mare (non ci ero mai stata al mare a Tangeri) e per girare un po’ nella Medina prima di ripartire per Rabat, dove sono arrivata in poco più di un’ora con l’alta velocità marocchina, Al Boraq. Prima di lasciare Tangeri però sono riuscita a cenare nel famoso ristorante Al Achab, dove già la volta precedente non ero riuscita ad entrare per la troppa fila. Stavolta non c’era praticamente nessuno e mi sono goduta la mia cenetta a base di pesce spettacolare!

A Rabat invece mi sono fermata qualche giorno in una casa tradizionale nella Kasbah des Oudayas con meravigliosa terrazza vista oceano! Ne ho approfittato per ritornare a visitare questa kasbah che adoro, fermandomi a passeggiare nel Jardin Anadalous, a sorseggiare un tè alla menta con dolcetti marocchini al Café Maure e a visitare il bellissimo Musée National de la Parure dove mi sono persa tra gioielli e abbigliamento tradizionali amazigh in un palazzo d’epoca meraviglioso.

Ne ho approfittato anche per tornare nella splendida Medina di Rabat dove ho finalmente incontrato lo storico libraio Mohamed Azizi, che sicuramente avrete visto sui social dove, nonostante la sua timidezza, è diventato una vera star! Alla plage des Oudayas ne ho approfittato anche per delle belle nuotate mattutine nell’oceano, estremamente rilassante.

Da Rabat poi mi sono diretta verso Essaouira: in treno sono arrivata fino a Marrakech (dove faceva un caldo insopportabile!) e poi ho continuato in bus fino ad Essaouira dove mi sono fermata per qualche giorno a godermi il mare affollato d’Agosto e soprattutto i suoi meravigliosi tramonti.

Ho fatto anche qui scorpacciate di pesce (comprato al mercato e fatto cucinare nei vari ristorantini locali che offrono questo servizio, lo stesso vale anche per la tajine che mi sono fatta preparare con gli ingredienti freschi che ho comprato al mercato!) e ho girato per i tanti localini deliziosi che volevo visitare da un po’: dal Co-Working Noqta Space (dove espone anche la vintage seller Bali Balek), al Fish Burger più buono di Essaouira, a Pumpkin delizioso bar dove gustare torte handmade e un buon cappuccino di mandorla! Tra l’altro sono andata anche a fare una buonissima colazione marocchina nel famoso hotel Salut Maroc, che vale la pena non solo per la colazione deliziosa ma anche per l’arredamento e il decor davvero top!

Altra tappa estiva imperdibile ad Essaouira è la musica gnawa suonata dal vivo: io ho avuto la fortuna di partecipare a un concerto nel bellissimo spazio delle Terrasses by Taros ma ad Essaouira è facile trovare concerti un po’ ovunque, basta lasciarsi guidare dal suono di questa musica meravigliosa.

Ho lasciato Essaouira dopo 5 giorni per tornare a Rabat giusto un giorno per interrompere il lungo viaggio di ritorno e rituffarmi nella Kasbah e nella Medina che amo profondamente.

Sono corsa poi a rifugiarmi di nuovo a Tétouan dove volevo trascorrere il mio compleanno con la mia famiglia marocchina, tra torta super cioccolattosa e ovviamente un hammam di chiusura prima di tornare a Tangeri ancora qualche giorno.

Stavolta qui ne ho approfittato per visitare la bellissima Kasbah di Tangeri, una delle mie preferite in Marocco, piena di scorci stupendi, bar e negozietti adorabili, musei e soprattutto una vista sulla città da perdere il fiato! In questa breve tappa sono riuscita anche a visitare alcuni negozi che volevo vedere (come l’adorabile Kasbah Collective e il mio amato Rock Da Kasbah) e ad andare finalmente allo storico cinema Rif a vedere un film marocchino molto interessante, Les saisons de la soif.

Ultimissima tappa a Tangeri prima di partire: la colazione al delizioso Café à l’Anglaise, un posticino molto vintage a due passi dalla kasbah con una bella terrazza dove ho versato le mie ultime lacrime prima di tornare in Italia…

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Una serata nella Medina…di Milano!

Metti una serata aperitivo/henna marocchino nella più bella sala da tè di Milano (la Medina); mettici anche litri di tè alla menta e deliziosi pasticcini marocchini; aggiungici la bravissima henna artist Zzingara (Alice) che realizza i tuoi desideri con jagua ed henné…non vuoi metterti il tuo caftano handmade in Marocco per la serata?

Ovviamente vuoi, anche perché è una delle rare occasioni per sfoggiare i miei caftani in città e poi questo è proprio uno di quelli a cui tengo di più: mi è stato regalato da una mia cara amica a Tétouan, era suo e non lo usava più da un po’ perché le stava piccolo ma non voleva darlo via perché realizzato a mano con un bellissimo tessuto lavorato su base fucsia e decorazioni dorate cucite a mano, finché vedendo la mia passione per i caftani ha pensato che nelle mie mani sarebbe stato sicuramente bene. Ovviamente mi sono sentita estremamente lusingata da questa fiducia e di conseguenza anche io ho un’attenzione e un affetto speciali per questo pezzo.

Proprio perché lo ritengo bellissimo e trovo che sia giusto che attiri tutta l’attenzione che merita l’ho accessoriato con due pezzi semplici, anch’essi second hand: i sandali gladiator dorati di Miu Miu (ce le ho da più di 10 anni e non smetto mai di indossarle, li avevo presi una vita fa su EBay!) e una borsetta in crochet nera con manico in legno acquistata da Bivio a Milano.

Ovviamente ne ho approfittato per godermi la serata marocchina (tè, dolci e aperitivo deliziosi ma si sa, La Medina è il posto perfetto per gustare dolci e pietanze tradizionali), mi sono fatta fare un piccolo henna sul braccio destro e ho bevuto tantissimo tè alla menta, per non dimenticare mentre sono lontana dal mio amato Marocco i suoi profumi e i suoi odori affascinanti.

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Layering di primavera: how to

Avete mai sentito parlare di Layering?

Il termine deriva dall’inglese layer che significa strato, quindi si riferisce all’abitudine altrimenti nota come “vestirsi a cipolla”, ovvero stratificare i capi di abbigliamento.

In genere in questi casi si fa riferimento al guardaroba invernale ma personalmente sono una grande fan del layering anche nelle mezze stagioni dove sicuramente posso caricare meno strati, ma comunque con grande soddisfazione riesco a creare outfit in cui mi sento perfettamente a mio agio ben stratificata.

Sicuramente online troverete tutte le regole necessarie per un layering perfetto, ma siccome io sono l’anti-regole quando si tratta di vestirmi, non parleremo qui di quali dritte seguire ma di quali capi scegliere in quest’ottica.

Per fare ciò infatti alcuni capi del mio guardaroba sono assolutamente strategici: abiti camicia, poncho, tuniche, gilet lunghi, maxi tee e maxi camicie, insomma tutto quello che arriva al ginocchio è tendenzialmente un candidato ideale perché posso abbinarlo con pantaloni o gonne, rigorosamente morbidi! Raramente mi vedrete con abiti attillati, non perché mi voglia coprire, ma perché la fluidità per me è fondamentale e sinonimo di leggerezza.

Nel caso specifico la maxi camicia over destrutturata realizzata dalle amiche di Clotilde (di cui vi ho già parlato qui) è stato amore a prima vista, proprio perché si prestava perfettamente alla mia idea primaverile di layering! Mai ho pensato di indossarla come abito (cosa assolutamente fattibile) ma appena l’ho vista ho passato in rassegna tutti i “sotto” che potevo abbinare a questa bellissima camicia a righe da uomo!

E per un pomeriggio al cinema con gli amici ho scelto un sotto semplice e comodo, che ho nell’armadio da almeno 6/7 anni: un pantalone nero in lino ampio di Massimo Dutti.

Non potevo non aggiungere qualche tocco molto personale qua e là:

  • Un tocco vintage con il foulard indossato come headwrap, vintage in seta, proveniente da Bottega Rossa, uno dei miei spazi vintage preferiti a Milano
  • Un tocco marocchino con le mie scarpette in pelle intrecciata acquistate da un artigiano di Assilah
  • Un tocco molto mio, la tote bag con statement (che adoro) di Minimal: avevo visto questa borsa con questa frase una domenica al Remira Market a Milano, e l’avevo fotografata sul ragazzo che la portava. Dopo aver pubblicato la borsa su Instagram in una Storia in pochi minuti avevo scoperto chi le realizzava e che erano esposte all’East Market Shop a Milano dove mi sono fiondata il weekend successivo a recuperare la mia!
  • Un bellissimo jagua sulle mani realizzato dalla bravissima Laura Mehndi

E voi siete amanti del layering come me? O proprio non lo sopportate?

Perché il layering è una di quelle cose che o si odia o si ama, senza vie di mezzo!

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L’Africa a Trieste (e altre bellezze triestine)

L’occasione di ben due mostre di arte africana è stata perfetta per passare un weekend a Trieste, città che visitavo per la prima volta e di cui mi sono letteralmente innamorata per il suo stile austero e decadente…da qui è passata la storia e si vede!

E’ una città vivace, ricca di arte e locali storici imperdibili, dove c’è sempre tanto da fare e da vedere per cui segnatevi questi posticini interessanti se avete voglia di godere pienamente della città in un fine settimana!

Sabato mattina abbiamo iniziato la giornata con un’ottima colazione all’Antico Caffè San Marco che ha anche una fornitissima libreria, insomma un caffè letterario dove mangiare divinamente e passare un po’ di tempo a sbirciare tra i suoi scaffali pieni di libri.

Siamo state quindi subito al Magazzino delle Idee dove si teneva la bellissima mostra Ritratti Africani che esponeva le opere di tre grandissimi fotografi africani: Seydou Keita, Malick Sidibé e Samuel Fosso. Una mostra davvero completa ed estremamente interessante anche perché per la prima volta mi capitava di vedere esposte anche le opere di Fosso che ho sempre amato tantissimo!

Dopo la mostra abbiamo passeggiato lungo il Canal Grande per arrivare da Pepi, storico locale triestino dove abbiamo fatto un pranzo veloce prima di infilarci all’ITS Arcademy, primo museo della moda contemporanea dove abbiamo approfittato del tour guidato per scoprire davvero un mondo affascinante e creativo dove vale sicuramente la pena fare un salto se siete appassionati di moda.

Dopo una pausa caffè allo storico Caffè Tomaseo e dolcetto da Maritani abbiamo affrontato la lunga salita verso il Castello San Giusto dove è possibile visitare il Castello, la Cattedrale e ammirare una meravigliosa vista panoramica della città che ricompensa sicuramente la fatica della salita!

Al ritorno (tutto in discesa!), passato l’Arco di Riccardo raggiungiamo finalmente il negozio di vintage più bello di Trieste, Boogaloo Vintage dove ad attenderci c’è la splendida Alessia che conoscevo da anni su Instagram ma che finalmente ho potuto abbracciare dal vivo! Il negozio secondo me è uno tra i più belli in Italia perché la selezione di Alessia è accuratissima e nel suo spazio è possibile scovare chicche davvero rare e originali da perdere la testa!

Dopo un giro alla mostra di David Lachapelle – Fulmini – al Salone degli Incanti, un bellissimo spazio in stile liberty, ci concediamo un ottimo spritz da Pier the Roof sul molo, con una vista mare davvero impagabile!

Chiudiamo la serata con una cena deliziosa a base di pesce all’Osteria Le Botti, davvero ottimo (da segnare!).

Domenica mattina ci siamo concesse una meravigliosa colazione Caffè degli Specchi, uno dei più bei caffè della città in piena Piazza dell’Unità d’Italia per perderci poi in una lunga passeggiata in Piazza della Borsa, facendo un piccolo pit-stop dal robivecchi Mismas (altro nome da segnare) prima di raggiungere il Magazzino 26 al Porto Vecchio per visitare la mostra Il mito dell’arte africana nel 900, una collezione di statue, oggetti e maschere africane, che analizza l’impronta dell’arte africana su pittori e scultori del 900 (primo tra tutti lo stesso Picasso).

Ci concediamo un ultimo pranzetto triestino all’ottima Osteria Cemut prima di tornare a Milano, rigenerate da un weekend di arte e cultura, in una città che ha fatto da quadro perfetto.

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Il Nord del Marocco, la mia seconda casa (Tangeri, Tétouan, Chefchaouen, Assilah)

Dopo pochi mesi dal mio giro ad Agadir sono partita di nuovo per il Marocco ad Aprile alla scoperta dell’ultima zona che ancora mi mancava e che mi incuriosiva tantissimo: la zona di Tangeri e dintorni.
Prima di partire non sapevo ancora che questa sarebbe diventata la mia seconda casa.
Ho preso quindi un volo per Tangeri, con un programma non ben preciso ma lasciandomi un po’ guidare dal caso, sapendo però che avrei lasciato la visita di questa città per gli ultimi giorni prima di tornare a casa. Ho deciso quindi di basarmi a Tétouan, per me uno dei best kept secrets del Marocco!
Tétouan è davvero diventata in pochi giorni la mia città del cuore: la sua Medina bianca, piena di vicoletti tranquilli ma ricchi di artigiani, con i suoi ritmi lenti e dolci, mi ha cullato e fatta dolcemente innamorare. Qui la vicinanza con la Spagna si sente molto, è un Marocco ordinato, pulito, tranquillo come non sono abituata a vederlo e questa sua dolcezza e delicatezza mi ha letteralmente stregata. Qui dormo tanto e bene, tutto si muove con calma, prima delle dieci del mattino non c’è nessuno in strada e il mar Mediterraneo con le sue splendide spiagge di Rencon e Restinga sono già splendide, c’è poca gente e già è possibile fare il bagno nonostante sia solo Aprile (scoprirò più tardi che possono diventare affollatissime e invivibili ad Agosto quando la popolazione della città si duplica e i turisti marocchini, anche provenienti dai paesi europei come Spagna e Italia la prendono letteralmente d’assalto!).

Nella pace di Tétouan mi dedico a due gite di una giornata nelle zone limitrofe.
Per prima cosa decido di tornare a Chefchaouen, la città blu (da Tétouan è facile e veloce da raggiungere con taxi condivisi o bus): ci ero già stata l’estate precedente durante il mio tour del Marocco con Avventure nel mondo ma ad Agosto ero rimasta profondamente delusa. La città era talmente piena di turisti che visitarla con calma ed ammirarne la sua bellezza era stato praticamente impossibile. Al contrario mi aveva infastidito la totale mancanza di autenticità, mi era sembrata una città costruita intorno ai turisti: bancarelle e souvenirs ovunque, stradine strette piene zeppe di gente, addirittura set fotografici realizzati per creare la foto instagrammabile perfetta – ovviamente a pagamento! Per me è stato decisamente troppo e quindi ne conservavo un pessimo ricordo. Vederla ad Aprile è stata una vera riscoperta, soprattutto perché sono riuscita ad andarci presto al mattino e l’assenza di calca mi ha permesso di viverla in un momento molto più tranquillo e quindi di godermela molto di più. Questa volta sono riuscita a visitarla anche fuori dal centro propriamente detto, perdendomi nella mellah e in altre zone molto meno turistiche ma altrettanto affascinanti. Certo, rimane una città densamente turistica ma fuori stagione l’effetto è completamente diverso, quindi se potete andate a visitarla fuori stagione e soprattutto alzatevi un po’ prima degli altri per godervela con tranquillità perché scoprirete una città davvero meravigliosa (dove poter fare anche delle belle foto senza dover pagare per finti set fotografici!).


Altra gita fuori porta è stata ad Assilah, la città bianca, dove invece mi recavo per la prima volta. Che dire se non che è stato amore a prima vista? Qui sono rimasta in realtà due giorni perché è un po’ più lontana da Tétouan e ho avuto modo di girarla in lungo e in largo nella sua bellissima Medina, piena di negozietti meravigliosi (soprattutto antiques da perdere la testa!) e di artigiani ma soprattutto lungo le sue mura da cui godere di una vista mozzafiato – soprattutto al tramonto – sull’oceano. Assilah è una cittadina deliziosa, la sua Medina bianca è piena di porte e pareti colorate, street art e tanta pace e lentezza, un po’ come Tétouan, e per me tutto questo è fonte di tranquillità, serenità e pace interiore, esattamente quello di cui sento la mancanza vivendo in una grande città sempre frenetica e di corsa. Anche Assilah come Tétouan merita di essere visitata soprattutto adesso che, al contrario di Chefchaouen, non è ancora presa d’assalto dal turismo internazionale come altre città del Marocco. Non ci sono mai stata in estate ed immagino che anche Assilah diventi abbastanza invivibile ma fuori stagione è un vero gioiellino che vi consiglio di visitare.

Ho lasciato Tangeri per ultima nonostante morivo dalla curiosità di visitarla e appena arrivata me ne sono immediatamente innamorata, senza possibilità di ritorno! Sicuramente molto più vivace delle mie amate Tétouan ed Assilah, anche perché è una delle più grandi città del Marocco, molto europea per certi versi (è comunque vicinissima alla Spagna) la Tangeri della Medina e soprattutto dell’antica kasbah è davvero meravigliosa: tra colori, odori e splendidi edifici coloniali io a Tangeri ci ho lasciato il cuore. Dalla Kasbah e dai suoi storici punti panoramici come il Café Hafa (noto per essere stato tappa fissa di Rolling Stones, Jimi Hendrix, Beatles che ha aperto i battenti nel 1921) la vista sul Mediterraneo è davvero mozzafiato. Impossibile poi non rimanere estasiati dalla sua decadenza post coloniale: qui è un susseguirsi di edifici storici di una bellezza indescrivibile, di zelij nei cortili delle case e dei ristoranti, di colori forti e caldi nella sua intricata kasbah e di scorci meravigliosi pieni di blu, il blu del suo mare.
Tangeri è anche una città ricca di negozi davvero interessanti: concept store e brand emergenti, ma anche negozi di antiques come da esempio lo storico negozio di Majid nei dedali della Medina, insomma qui la scelta migliore è quella di abbandonarsi e lasciarsi guidare , percorrere senza meta e godersi tutto quello che la città ha da offrire senza chiedere o cercare perché a Tangeri la bellezza si mostrerà sempre e in ogni angolo senza necessità di andarla a cercare.

Andalusia parte 2: alla scoperta dei miei antenati tra Siviglia, Cordoba e Cadice (bonus vintage shops!)

Dopo un primo giro in Andalusia nel 2022 dove sono stata in giro per Granada e Malaga, nel 2023 ho deciso di completare il giro con una mia cara amica e di partire per sei giorni alla scoperta di altre città andaluse, in particolare Siviglia, Cordoba e Cadice, ancora sulle orme dei miei antenati!

Abbiamo preso un volo mattutino da Milano per Siviglia, siamo arrivate giusto in tempo per il primo giro di tapas in un localino storico dietro al nostro albergo (El Rincón del Tito) e una visita delle famose Setas di Siviglia (costruzione moderna a forma appunto di maxi funghi) per partire subito alla scoperta dei negozi vintage di Siviglia quasi tutti concentrati nella zona di Almeda de Hércules, quartiere assolutamente da scoprire e in cui vi consiglio di perdervi tra viuzze colorate, negozi alternativi, bar e bistrot e ovviamente tanto vintage!

Abbiamo iniziato il giro da Península Vintage, uno shop di cui mi ero innamorata già a Malaga ma devo ammettere che lo shop di Siviglia mi è piaciuto un po’ meno. Qui c’è tanto street style anni 90 e poco spazio dedicato al vintage degli anni 70/80 come a Malaga. Comunque consiglio assolutamente di farci un giro!

Una bella scoperta è stata invece Nonnas Vintage: abbigliamento femminile dagli anni 80 al 2K, in uno spazio luminoso e accogliente, con molte chicche interessanti (io impazzita per corsetti e bolero di paillettes degli anni 80 e per la lingerie vintage). Unica pecca l’ho trovato un po’ caro.

Uno dei miei negozi preferiti è stato sicuramente Wonder Vintage che seguivo già su Instagram e che si è confermato assolutamente top! Bella selezione uomo/donna molto varia e interessante, una standing ovation per la bigiotteria anni 80, da perdere la testa!

Poco più avanti si trova Jueves 37 uno dei negozi storici di Siviglia che però quel giorno era chiuso (anche nei giorni successivi in realtà, perché ci sono tornata ma senza riuscire a visitarlo).

A pochi passi (ma con una buonissima gelateria in mezzo) si trova il delizioso Antro Vintage: lo spazio è davvero adorabile, arredato in stile retrò con arredamento originale vintage ma anche qui la selezione davvero interessante era abbastanza ridotta. Solo per questa però vale la pena fare un salto perché in mezzo a street style anni 90 si trova qualche chicca come piace a noi!

Imperdibile anche a Siviglia Flamingos Vintage Kilo, catena spagnola di vintage americano dove si trova davvero di tutto: abbigliamento e accessori uomo/donna in cui vi consiglio di passare del tempo a ravanare in tutti i suoi meandri perché si trova sempre qualcosa di interessante, credetemi!

Il colpo di fulmine però è scattato da Buhoneras, negozio di vintage e antiquariato dove oltre ad abbigliamento e accessori si trovano mobili e modernariato da perdere la testa! Davvero imperdibile, con chicche di altissima qualità e pezzi provenienti da tutto il mondo. Io me ne sono innamorata!

Dopo tanta fatica tra negozi vintage ci siamo concesse una cena da La Brunilda locale sempre pieno (vi consiglio di prenotare) ma dove abbiamo mangiato divinamente!

Nel nostro secondo giorno a Siviglia ci siamo dedicate alla parte più culturale: abbiamo iniziato la giornata con la visita della bellissima Cattedrale edificata su un’antica moschea almohadi e della Giralda, la torre adiacente da dove poter godere di un bellissimo panorama su tutta la città. A pochi passi vi consiglio di fare un salto alla Cervecería La Giralda, non tanto per il cibo ma perché questo locale nasce sulle rovine di un antico hammam arabo, di cui si possono vedere ancora dei resti, portati alla luce di recente durante i lavori di ristrutturazione.

Per pranzo ci siamo fermate nel moderno ma ottimo Mamarracha prima di smaltire le tapas e il vino tinto di questi giorni dirigendoci a piedi sotto un caldo tremendo verso la splendida Plaza de España, a mio avviso una delle piazze più incantevoli e suggestive del mondo.

Abbiamo continuato il giro pomeridiano nel bellissimo Alcazar, un posto ricco di storia e meraviglia, perdendoci tra i suoi giardini colorati e le sue fontane in perfetto stile andaluso. Poco lontano si possono visitare gli antichi bagni arabi sotterranei dove ripercorrere questo rituale di cura della persona ai tempi dei califfi.

Abbiamo concluso la passeggiata nel pittoresco quartiere di Santa Cruz che abbiamo letteralmente adorato e dove ci siamo rifocillate con un buon aperitivo prima di rilassarci totalmente ai Bagni arabi Aire, un’esperienza veramente imperdibile!

Ultima coccola della giornata: una cena spettacolare da Contenedor: cibo delizioso e servizio top…esattamente ciò di cui avevamo bisogno per concludere la giornata in bellezza!

La mattina successiva prendiamo il bus al mattino presto per Cordoba dove arriviamo nel nostro delizioso hotel in stile andaluso nel cuore della Judería, il quartiere ebraico della città, dove ci infiliamo subito tra viuzze strette e bianchissime alla scoperta del passato di questa adorabile cittadina.

E’ proprio in questo quartiere che ci fermiamo per pranzo nel buonissimo Casa Pepe de la Juderia prima di dirigerci verso l’Alcazar de los Reyes Católicos, più piccolo del suo fratello sivigliano ma altrettanto interessante, così come i suoi coloratissimi giardini.

Anche qui ci siamo concesse qualche piccolo giro vintage da California Vintage (moda unisex anni 90, non ne vale la pena onestamente) e l’originalissimo Juanita Calamidad, molto divertente come concept ma niente di particolarmente interessante a livello di selezione.

Dopo una buona birra locale per rinfrescarci nella splendida Plaza de la Corredera ci siamo concesse una bella cena tipica alla storica Taberna Casa Salinas.

Il secondo giorno a Cordoba non poteva iniziare che con la visita di uno dei posti che ho sognato di visitare da sempre: la Mezquita. Non so spiegare l’emozione che ho provato in questa immensa struttura ad archi bicolore che ho amato tantissimo da subito. Sin dal primo giorno a Cordoba la vedevo fare capolino da varie zone della città e l’attesa è valsa sicuramente la pena: uno dei posti che sicuramente mi porterò nel cuore.

Non lontano dalla Mezquita, anzi adiacente alle mura, abbiamo pranzato con tortilla e patatas bravas della Taberna Los Santos: questo piccolo locale è talmente famoso che locali e turisti fanno lunghe code per accaparrarsi le sue specialità da mangiare proprio lungo le mura della Mezquita, come abbiamo fatto anche noi.

Dopo pranzo abbiamo deciso di prendere un bus per andare a visitare il sito archeologico Medina Azahara antica residenza califfale ricca di storia per cui vale la pena spostarsi a circa 7 km da Cordoba.

Dopo tanta bellezza non potevamo non fermarci per un tè marocchino al Salon de Té Marocain nel centro storico di Cordoba e girare per la città ammirando il fermento in preparazione della Semana Santa le cui processioni, qui molto partecipate e sentite, sarebbero iniziate proprio il giorno successivo.

Per la nostra ultima serata a Cordoba ci siamo concesse uno spettacolo di flamenco al Tablao Flamenco Cardenal: era la seconda volta che partecipavo a uno spettacolo dal vivo di questa arte gitana che tanto amo e devo ammettere che anche stavolta l’emozione è stata forte! Molto bello il posto e anche qui con lo spettacolo è prevista una bibita inclusa (io, per tradizione, vado sempre di vino tinto!).

Ultima tappa del nostro giro dell’Andalusia, la cittadina di Cadice.

Appena arrivate ci fiondiamo immediatamente al mare, alla Caleta dove decidiamo di fermarci anche a pranzo, in un adorabile ristorantino di pesce proprio sulla spiaggia, la Pena Flamenca Juan Villar, storica taverna della città con i muri tappezzati dei suoi eventi importanti.

Nel pomeriggio ci immergiamo totalmente nel fervore della Semana Santa, partecipando a ben quattro processioni intorno alla zona della Cattedrale, del tutto rapite da questa tradizione religiosa tanto sentita quanto importante in questa zona della Spagna.

Tra le vie strette e lunghe di Cadice è difficile muoversi durante le processioni ma in serata riusciamo comunque a raggiungere la storica Taberna Casa Manteca perché non possiamo lasciare Cadice senza aver provato la sua mitica tortilla de camarones (confermo, è deliziosa!).

Il giorno dopo rientriamo a Siviglia per il nostro ultimo giorno prima di prendere un aereo serale che ci riporterà a Milano. Stavolta decidiamo di dedicare il nostro ultimo giorno al quartiere di Triana famoso nei secoli passati per il suo fervore religioso ma anche come un’area ad alta densità di popolazione gitana, dove non a caso si dice che sia nato proprio il flamenco. Il quartiere è davvero un melting pot culturale di cui mi sono innamorata ed è famosa come la zona delle ceramiche sivigliane perché ricca di artigiani ceramisti.

Ovviamente non sono mancate le nostre pause cibo nella storica Dulcería Manu Jara che oltre ad essere un locale storico meraviglioso ha anche dei dolci spettacolari o nello storico Casa Cuesta, dove ci siamo concesse le ultime leccornie locali prima di smaltire il tutto con una passeggiata lungo il Guadalquivir, ammirando una spettacolare vista di Siviglia dal ponte Isabel II e dalla Torre del Oro.

Nonostante fosse primavera la temperatura era già particolarmente elevata e sicuramente lasciare questo clima e tutta la meraviglia che ci ha circondato in questi giorni non è una cosa facile…l’Andalusia regala sempre tanta magia e anche in questo secondo giro non ci ha deluse.

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Un weekend lungo a Londra (pieno di vintage): le tappe imperdibili!

C’è sempre un buon motivo per passare un weekend lungo a Londra: l’ultima volta il motivo era più che valido, la mostra African Fashion al V&A Museum che attendevo da anni, da quando avevo risposto alla call to action del museo per presentare pezzi vintage africani (in particolare avevo due capi di wax commemorativo). Il ponte dell’immacolata è stato quindi il weekend lungo perfetto per volare a Londra a vedere la mostra con una delle mie amiche più care e passare qualche giorno tra musei, negozi e markets vintage e handmade nel cuore della capitale del vintage in Europa da sempre (anche se le cose sono un po’ cambiate ultimamente).

Siamo riuscite a trovare un hotel tra Notting Hill e Portobello Road, posizione strategica sia perché questa zona è comodissima per muoversi con la Tube e a piedi e poi perché è già ricca di negozietti vintage super interessanti! Dopo una colazione da Cheeky Scone (tra gli scones più buoni di Londra) abbiamo iniziato a girare per i negozietti vintage della zona: Pepper Tree ad esempio o The Hirst Collection (negozio di bigiotteria e antiques pieno di meraviglie!), Retro Woman (due piani di vintage e second hand da perdere la testa) o ancora Archive (anche qui vintage e second hand di ottima qualità e pieno di chicche pazzesche).

Non ci siamo nemmeno accorte che avevamo saltato bellamente il pranzo ma alle 16 circa siamo riuscite a fare un late brunch buonissimo da Granger & Co sempre in zona.

Abbiamo passato il pomeriggio tra negozi vintage e charity shop di Portobello Road ma devo dire che questi ultimi sono stati un po’ deludenti perché sempre più pieni di capi scadenti, per lo più provenienti da collezioni abbastanza recenti di fast fashion.

Per la nostra pausa pomeridiana (anche se ormai erano già le 19!) siamo arrivate a South Kensington per mangiare i mitici cupcake red velvet da Hummingbird Bakery prima di dirigerci di nuovo in zona Notting Hill per cenare dal delizioso Farmacy che vi consiglio caldamente (meglio prenotare prima).

Il secondo giorno siamo partite dirette verso la zona più vintage di tutta la città: Brick Lane! Oltre al Brick Lane Vintage Market, un mercatino sotterraneo che merita assolutamente una visita (in particolare Magpie Vintage, pieno di pezzi etnici spettacolari!) qui è bene girare senza meta e lasciarvi attirare non solo dai suoi bellissimi murales ma anche dalla quantità immensa di negozi vintage che potete trovare nelle sue viuzze. Tra questi troverete anche Rokit (anche qui la qualità purtroppo è scaduta ma i prezzi sono decisamente aumentati) e soprattutto la mia libreria preferita: Brick Lane Bookshop.

Tra le stradine di Brick Lane abbiamo trovato anche il Tea Rooms Market, mercatino handmade e vintage super carino (stampe, gioielli e prodotti di bellezza naturale veramente al top) ma in quest’area è facile trovare varie aree dedicate a markets sempre interessanti dove buttare un occhio!

La pausa pranzo imperdibile da Poppies Fish & Chips, classico ristorante in stile 50s su Hanbury Street dove si mangia bene in uno stile fast food americano!

Dopo pranzo ci siamo spostate di nuovo in direzione V&A Museum a South Kensington per vedere la mostra Africa Fashion, una retrospettiva che ripercorre la moda del continente non solo attraverso i suoi tessuti iconici (kente, bogolan, wax, bazin ad esempio) ma anche attraverso video e fotografie e uno spazio interamente dedicato ai talenti emergenti che rappresentano la moda africana del futuro.

Rimaniamo in zona per un giretto tra i negozietti e le botteghe di South Kensington prima di ritrovare le energie necessarie da Sadaf, delizioso ristorante persiano in zona Notting Hill.

Terzo giorno londinese inizia con una trasferta mattutina a Pimlico, un po’ fuori mano ma lì si trova una tappa imperdibile per gli amanti del vintage: il charity shop del circuito Fara, Retromania. Uno dei miei posti del cuore da sempre che ancora mantiene standard di vintage sopra la media e prezzi da charity shop (seppur londinese, non dimentichiamolo!).

Dopo un giretto negli altri charity della zona (anche questi abbastanza deludenti per i motivi raccontati sopra) ci fermiamo da Hatch77 sempre a Pimlico per un delizioso brunch prima di dirigerci verso Hampstead. Nella Town Hall infatti quella domenica si svolgeva il Pop Up Vintage Fair, in assoluto la mia fiera vintage preferita a Londra, organizzata dalla mia cara amica Maxine e piena di vintage di ottima qualità dove ci siamo perse per ore nei suoi due piani di bellezza per tutti i gusti. Moda, accessori, gioielli, questa fiera merita sempre un passaggio e qui potrete trovare tra i migliori venditori di vintage di tutta Londra.

Piene di pacchetti ci spostiamo per un giro a Camden Town ma questa zona che ho tanto amato negli anni passati è stata stavolta estremamente deludente: del vecchio vintage market rimangono solo cineserie e articoli di scarsa qualità, tanti stand di street food e poco vintage ma di scarsa qualità.

Dopo questa delusione decidiamo che ci meritiamo un bel film: ci spostiamo quindi verso il Vue Cinema di Westfield (i prezzi del cinema a Londra sono ormai altissimi) per vedere The Woman King (film bellissimo), non prima di aver preso un buon tè inglese con scones da Bill’s.

Post cinema torniamo a Notting Hill per una bella cena indiana al Khan’s Restaurant: Londra si sa è famosa per i suoi ristoranti indiani, ma questo è decisamente sopra la media!

Ultimo giorno prima di partire nel pomeriggio facciamo una buona colazione da Le Pain Quotidien a Notting Hill (ultima razione di scones di questo viaggio) e poi un giro a Covent Garden per ammirare già le bellissime decorazioni natalizie! Ultimissimo shopping prima di lasciare Londra da Picknweight, famoso negozio che vende vintage al kilo dove ho trovato bellissimi caftani e kimono!

Londra rimane sempre una buona idea e ogni scusa per tornarci è sempre valida!

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Un total vintage outfit? Yes, you can!

Se pensate sia impossibile indossare un outfit vintage head-to-toe senza sembrare old style, preparatevi a ripensarci!

Avendo un 70% di capi vintage nel mio armadio mi capita molto spesso di creare involontariamente degli outfit in cui sia i capi di abbigliamento che gli accessori sono vintage, come in questo caso: un outfit realizzato per un giro sui Navigli in una fresca domenica mattina invernale.

Il pezzo clou è questo pellicciotto vintage acquistato nel mio charity shop preferito a Londra (Retromania a Pimlico) l’anno scorso: non amo molto le pellicce vintage perché mi sembra sempre che mi appesantiscano ma questa era troppo bella, mi piaceva il fit e era a un prezzo davvero ridicolo per cui ho deciso di creare un posticino per lei nel mio già strapieno bagaglio a mano!

Per questo outfit l’ho abbinata con una gonna vintage anni 70 sugli stessi toni beige-cammello scovata da Humana Vintage a Milano e accessori vintage che riprendono gli stessi colori: la borsa Gucci vintage acquistata su Depop e gli stivali anni 80 di London Corner Vintage.

Unico pezzo non vintage gli occhiali da sole tondi tartarugati Valentino a completamento del look “sciura vintage sul Naviglio”!

Cosa ne pensate? Total vintage outfit approvato?

PS: quella mattina sono stata a fare colazione da Iter, uno dei miei locali preferiti a Milano, a due passi da Pourquoi moi vintage altro negozio tra i miei preferiti…se vi trovate in zona sono entrambi imperdibili!

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